domenica 6 novembre 2011

La Psicologia dello sviluppo

La psicologia dello sviluppo studia l'evoluzione e lo sviluppo del comportamento umano, dalla nascita alla morte. Si differenza della psicologia dell'età evolutiva, la quale prende in considerazione solo lo sviluppo del bambino.Non è una disciplina applicata, ma è stata oggetto di discussione per molti secoli. Lo sviluppo dipende, nella maggior parte dei casi sia da fattori biologici che da fattori ambientali, ma è ancora da stabilire in quale misura essi abbiano peso. Per fattori biologici si intende l'insieme del patrimonio genetico che influenza lo sviluppo psico-somatico dell'individuo e le sue future competenze.
Le tre domande
La psicologia dello sviluppo tenta di dare una risposta a tre domande fondamentali: "Quando", "Come" e "Perché".Quando: esistono delle traiettorie comuni che, in assenza di patologie, ogni individuo, nell'infanzia, percorre fino a giungere a tappe di sviluppo ben precise. È assodato che alcune abilità o competenze (come per esempio il linguaggio) vengano sviluppate entro finestre temporali e sequenze ben precise (dalla lallazione). Scopo della psicologia evolutiva è trovare queste tappe di sviluppo comuni a tutti gli individui.Come: seguire il progresso di ogni singola competenza degli individui e studiarne i meccanismi di sviluppo. Esistono due diversi tipi di differenze tra le abilità degli individui: le differenze di ritmo (diversi periodi di apprendimento per le stesse abilità) e di stile (per esempio, nel linguaggio, apprendere più velocemente vocaboli o più la sintassi). L'ambiente esterno ha una notevole influenza sull'ordine di apprendimento delle competenze.Perché: cerca e spiega i processi che stanno alla base di ogni competenza, distinguendo ancora una volta tra fattori genetici e ambiente esterno.
Sviluppo e maturazione
Lo sviluppo è un cambiamento incrementale e si compone di due fattori principali: la maturazione e l'apprendimento. Per maturazione si parla della modificazione innata della specie, mentre per apprendimento si intende l'insieme di esperienze vissute dall'individuo. Premesso che le tappe maturative nei bambini sono uguali in tutto il mondo, si può affermare che entro l'adolescenza lo sviluppo cerebrale si porta al termine. A questo punto, un certo numero di abilità vengono dimenticate, pur mantenendo una certa plasticità (possibilità di imparare nuove abilità nel corso del tempo). Allo sviluppo si contrappongono cambiamenti decrementali come il Deterioramento, la Perdita, il Declino e la Regressione. Durante lo sviluppo possono verificarsi dei fenomeni assimilabili alle perdite (es. Audiomutismo Fisiologico), ma che in realtà fanno parte della maturazione del soggetto. I traumi possono condurre a delle regressioni a periodi dello sviluppo precedente (fissazioni).
Fasi dello Sviluppo
  • Periodo prenatale
  • Infanzia (da 0 a 2 anni): neonato, infante, toddler (primi passi)
  • Prima Fanciullezza (da 2 a 7 anni): Periodo Preoperatorio
  • Seconda Fanciullezza (da 7 a 11 anni): Periodo operatorio
  • Pre-adolescenza (da 11 a 13 anni): Periodo operatorio formale
  • Adolescenza (da 13 anni a indipendenza economica)
Metodi di osservazione
Esistono diversi metodi di osservazione dei soggetti nell'ambito di sviluppo. Tra questi, i principali sono:
  • Osservazione naturalistica: i soggetti vengono osservati nei loro luoghi di vita quotidiani (casa, scuola, luogo di lavoro, eccetera). L'osservatore dev'essere acuto (misurando solo ciò che interessa misurare) e privo di pregiudizi. Questo tipo di osservazione è particolarmente utile per soggetti giovanissimi e permette di valutare la normalità di un contesto, ma si corre il rischio che la presenza dell'operatore influenzi alcuni comportamenti dei soggetti.
  • Osservazione strutturale: viene eseguita in ambienti standardizzati come, per esempio, laboratori di ricerca. Si possono osservare comportamenti rari, di limite e socialmente indesiderabili; tuttavia, i soggetti possono sentirsi "sotto esame" e, quindi, trattenersi in qualche modo da un comportamento normale.
  • Osservazione psico-fisiologica: vengono rilevate caratteristiche fisiologiche (dette anche "percorsi psicologici"), come battito cardiaco o il funzionamento cerebrale, collegati con determinati aspetti psicologici. È utile per valutare operazioni mentali in soggetti incapaci di verbalizzare (per esempio nei bambini piccoli), tuttavia alcune risposte fisiologiche possono essere ricondotte o causate da fattori diversi.
  • Osservazione nel "Real World": è il metodo più difficoltoso per studiare gruppi di soggetto, poiché molte variabili non possono essere controllate, si possono studiare solamente differenze tra gruppi diversi e non c'è assegnazione casuale.
Il disegno correlazionale
In psicologia è utile pensare che alcuni fenotipi (aspetti psicologici, nel nostro caso) vanno di pari passo, ovvero sono in qualche modo legati fra loro. Per fenotipo si intende tutto ciò che può essere misurato, mentre il genotipo è l'effettivo corredo cromosomico che può anche non essere espresso (Vedi anche la parte di Genetica).Uno strumento efficace per misurare il grado di correlazione tra due (o più) fenotipi è la correlazione. La correlazione è un concetto matematico che si esprime mediante una costante, detta costante di correlazione r, il cui valore varia da -1 a +1. Per valore assoluto tendente a zero, si indica che due (o più) aspetti correlano poco tra loro e, viceversa, per valore assoluto tendente a uno, si indica che due (o più) aspetti correlano molto fra loro. Il segno del valore del coefficiente di correlazione indica il tipo di proporzionalità che c'è fra le variabili esaminate: se positivo si tratta di proporzionalità diretta, se negativo si tratta di proporzionalità inversa. In psicologia, si usa questo operatore perché spesso i fenotipi tendono a manifestarsi insieme.Va precisato che le misurazioni possibili in uno studio di correlazione possono essere di due tipi:
  1. Si misurano due (o più) variabili nello stesso momento e si valuta di quanto esse correlano;
  2. Si misura una sola variabile in due (o più) momenti diversi e si valuta di quanto questa varia nel tempo.
Un particolare tipo di correlazione è la regressione, in cui ogni variabile indipendente è correlata con quella dipendente attraverso un coefficiente che ci dice il grado di correlazione tra le due variabili.Si parla anche di significatività per indicare la percentuale di probabilità di trovare lo stesso fenotipo in un'altra popolazione.Il limite maggiore di uno studio correlazionale è l'impossibilità di stabilire il verso della correlazione, ovvero quale variabile causi l'altra. Per questo motivo, si tende ad utilizzare altri metodi per stabilire come siano questi legami causa/effetto, per esempio mediante il disegno sperimentale in laboratorio.
Il disegno sperimentale in laboratorio
Il disegno sperimentale in laboratorio è un metodo di ricerca che consiste nel
  1. misurare una variabile d'interesse;
  2. somministrare una variabile di laboratorio;
  3. misurare gli effetti sulla variabile d'interesse dopo l'esperimento.
I trattamenti somministrati ai soggetti rappresentano la variabile indipendente, mentre le reazioni dei soggetti, presumibilmente causate dalla variabile indipendente, rappresentano quella dipendente. Se l'esperimento è privo di fattori disturbanti e interferenze, questo tipo di indagine permetterebbe di risalire alla relazione di causa/effetto tra le due variabili in esame. È di vitale importanza l'assenza di altri fattori che potrebbero influire sul risultato finale (sulla variabile dipendente nello specifico) e per ridurre questo rischio i campioni vengono assegnati casualmente (o "in cieco").
Metodi di Studio
Si sono formate diverse scuole di pensiero sul metodo di studio più corretto per valutare le diverse fasi dello sviluppo.
Il metodo introspettivo è stato presto abbandonato perché vi era confusione tra soggetto ed oggetto. Il metodo elettroencefalico ha fornito maggiori informazioni sulla corrispondenza fra diversi stati comportamentali e il relativo andamento elettrochimico del cervello.
Le tecniche comportamentali vere e proprie sono:
  • Movimento Oculare
  • Preferenza visiva: basato sull'esposizione ripetuta a coppie di immagini, si osserva quale il bambino preferisce.
  • Risposte condizionate: si fonda sulla precoce capacità di apprendimento per condizionamento per studiare lo sviluppo auditivo.
  • Abituazione e Disabituazione: alla ripetuta esposizione ad un certo stimolo, grazie alla memoria cellulare si crea un legame più forte tra due neuroni.
Studio di un fenotipo nel tempo
Lo studio dello sviluppo degli individui deve tenere conto dell'evoluzione continua dell'organismo, cercando di suddividerla in base a criteri rappresentativi. Occorre quindi scegliere un'unità di misura temporale che tenga conto dell'insieme di caratteristiche, comportamenti ed intenzioni di un dato periodo (quadro normativo). Una volta definite le caratteristiche di una fase sarà possibile descrivere il livello di abilità medio, il discostamento della popolazione da questo livello e, di conseguenza, la variabilità normale. Se ad esempio parliamo della Fase delle 50 parole, possiamo presumere che i bambini a questa età produrranno un numero di parole variabile (presumiamo) tra le 35 e le 70, mentre un numero di parole più basso può indicare un'anormalità.
Se le fasi sono ordinate gerarchicamente e sono universali si parla di stadi.
I metodi per studiare un certo fenotipo in momenti diversi sono:
  • Studio Cross-Sectional: vengono somministrati dei test a gruppi eterogenei di persone di età diverse presi nello stesso momento, tenendo conto delle differenze, per esempio, di età. Si sviluppa, in particolare, un effetto detto di coorte, che si basa sul presupposto che se le tappe di sviluppo sono vicine, ci si aspetterà la presenza di differenze dovute al gruppo di appartenenza mentre se le tappe di sviluppo sono lontane, ci si aspetterà la presenza di differenze dovute a fattori culturali. Questo sistema è particolarmente veloce ed economico, tuttavia non permette di guardare le stesse persone nel tempo. Questo tipo di effetto costituisce poi un ulteriore modalità di osservazione, basata sullo studio di un gruppo omogeneo di individui della stessa età in più momenti (studio di selezione);
  • Disegno longitudinale: si prendono gruppi di soggetti (in numero minore rispetto al Cross-Sectional), si decide quali intervalli di tempo andare a considerare si misura in ognuno di quegli intervalli il fenotipo interessato. C'è il rischio che, durante il corso dell'esperimento, alcuni soggetti non si ripresentino alle sedute e alcune manifestazioni fenotipiche possono manifestarsi in modalità diverse a seconda dell'età;
  • Disegno sequenziale: si tratta dell'unione dello studio Cross-Sectional, longitudinale e di coorte. È un metodo di studio particolarmente favorevole poiché consente di avere virtualmente a disposizione un range di età vastissimo.
Genetica del comportamento
All'interno del discorso di sviluppo, la genetica ha un ruolo fondamentale, in particolar modo in riferimento alla genetica del comportamento o comportamentale. Quest'ultima tenta di rispondere alle seguenti domande:
  1. Perché siamo diversi?
  2. Perché i figli assomigliano ai genitori?
  3. Perché i figli degli stessi genitori possono essere diversi?
Alla base di questo discorso c'è un grande interesse verso le differenze tra gli individui e bisogna ancora una volta tener presente l'importanza del fattore ambientale.
Breeding selettivo
Studiando topi da laboratorio, R.C.Tyron mise in evidenza l'esistenza di due tipi di topi: i topi bravi ad uscire da un labirinto e topi meno bravi ad uscire dallo stesso labirinto. Egli divise i topi in base al numero di errori che essi facevano nell'uscire dal labirinto e fece accoppiare topi "intelligenti" con altri topi "intelligenti" e topi meno "intelligenti" con altri topi meno "intelligenti" e scoprì che andando avanti con le generazioni di topi, gli errori diminuivano progressivamente nei topi "intelligenti" e aumentavano progressivamente negli altri. Questo esperimento permise di ipotizzare come possibile causa dell'aumentare/diminuire degli errori dei topi il fattore genetico.
Family studies
Gli studi familiari si basano sull'ipotesi che se due individui legati da un certo grado di parentela vivono nello stesso ambiente, ci si può aspettare una correlazione, per un certo tratto psicologico, che varia a seconda del grado di parentela che intercorre tra loro. Esistono due tipi di studi familiari in questo senso:
  1. Studi gemellari: studiano i gemelli e le loro caratteristiche in comune, avendo essi un grado di parentela di 1.00 .
  2. Studi gemellari adottivi: si riferiscono a coppie di gemelli separati alla nascita e che non condividono geni con gli individui della famiglia adottiva; sono utili per esaminare i fattori ambientali nello studio.
Va precisato che uno studio condotto su coppie di gemelli identici (monozigoti) che condividono lo stesso ambiente non dicono se un certo tratto psicologico dipende da fattori genetici o ambientali. I fattori causali possono dividersi in:
  • Fattori genetici
  • Ambiente condiviso
  • Unici (ambiente unico) e personali
Metodi per valutare le somiglianze tra gemelli
Ci sono due strumenti che ci dicono delle somiglianze/differenze fra gemelli:
  1. Correlazione (da .00 a 1.00)
  2. Dicotomie e grado di concordanza/discordanza
Il primo si riferisce ancora una volta alla correlazione vista in precedenza in termini quantitativi, mentre il secondo ci dice se un certo tratto psicologico è condiviso o meno da entrambi i gemelli in termini qualitativi.
Inoltre, per spiegare l'ereditabilità di un certo tratto psicologico, si usa un'altra variabile, "h2", definita come:
h2 = 2 x ("correlazione tra monozigoti" - "correlazione tra dizigoti")
Formalizzando:
  • Correlazione tra monozigoti: rMZ
  • Correlazione tra dizigoti: rDZ
per cui la formula diventa:
h2 = 2 x ( rMZ - rDZ)
Le influenze ambientali uniche non condivise (Not Shared) "NSE" si calcolano con la formula:
NSE = 1 - rMZ
mentre le influenze ambientali condivise (Shared) "SE" si calcolano con la formula:
SE = 1- (h2 + NSE)
In totale, quindi, si ha che
Fattore genetico + NSE + SE = 1
dove 1 rappresenta il totale delle differenze.
Principi importanti
  1. Canalizzazione: esistono alcuni genotipi la cui manifestazione è scarsamente o per niente influenzata dall'ambiente. Un esempio tipico è quello della lallazione nei neonati sordi, che si manifesta anche se l'ambiente non influisce immediatamente (i neonati sordi non hanno la cognizione dell'abilità "lallare") ma successivamente.
  2. Range di possibilità: il genotipo di cui siamo dotati influenza il numero delle abilità che possiamo imparare e il grado di competenza a cui possiamo svilupparle.
  3. Interazione gene-ambiente: l'ambiente può influire sul fenotipo di un individuo in maniera attiva (se l'ambiante è stato scelto) o passiva (se non è stato scelto). Un altro tipo di influenza è quella evocativa, ovvero un certo stimolo dell'ambiente evoca una certa risposta nel soggetto al fine di bloccarlo o perpetrare la risposta. Le modalità con cui questa interazione agisce dipendono in gran parte dall'età e dal grado di maturazione dell'individuo.
Fonti
  • Aureli T., L’osservazione del comportamento del bambino, Bologna, Il Mulino, 1997.
  • Bellacicco D., Panier Bagat M., Sasso S., Osservare l’infanzia: introduzione alle metodologie osservative in psicologia dello sviluppo, Roma, Bulzoni, 1995.
  • Bronfenbrenner U., Ecologia dello sviluppo umano, Il Mulino, Bologna, 1986
  • Bruner J.S., Il Conoscere - Ed. Armando Roma 1982.
  • Camaioni L. (ed.), Sviluppo del linguaggio e interazione sociale, Bologna, Il Mulino, 1978.
  • Camaioni L., L’interazione tra bambini, Roma, Armando, 1980.
  • Camaioni L., La prima infanzia, Bologna, Il Mulino, 1996.
  • Camaioni L., Manuale di psicologia dello sviluppo, Bologna, Il Mulino, 1993.
  • Emiliani F. - Carugati F., Il mondo sociale dei bambini, Bologna, Il Mulino, 1985.
  • Farneti A., Elementi di psicologia dello sviluppo, Carocci, Roma, 1998 (o altro manuale a scelta).
  • Fonzi A. (ed.), Manuale di psicologia dello sviluppo, Firenze, Giunti, 2001.
  • Josselyn M., Lo sviluppo sociale del fanciullo, Firenze, Giunti Barbera 1964.
  • Petter G., Lo sviluppo mentale nelle ricerche di Jean Piaget, Firenze, Giunti Barbera 1984.
  • Piaget J., Lo sviluppo mentale del bambino, Torino, Einaudi 1967.
  • Piaget J., La nascita dell’intelligenza, Firenze, La Nuova Italia, 1973.

Nessun commento:

Posta un commento